Fondimpresa, insieme a Cgil, Cisl e Uil ha avanzato la richiesta di escludere la formazione finanziata dalla normativa europea sugli aiuti di Stato.
L’esigenza è nata da una riflessione sui fondi interprofessionali e sul loro essere considerati fondi pubblici. L’uso dei fondi pubblici da parte delle singole aziende viene limitato dalla normativa europea al fine di non compromettere la concorrenza tra esse. Questo sistema risulta essere penalizzante per l’efficacia della formazione finanziata, poiché aumentano i tempi di approvazione dei piani formativi e rischia di diminuire l’utilità per lavoratore e impresa.
A fare le spese di questo sistema non sono solo le aziende ma è soprattutto il singolo lavoratore, vero beneficiario della formazione finanziata. A questo proposito Bruno Scuotto (Presidente di Fondimpresa) ha dichiarato che:
“ [la formazione finanziata] incide sì, com’è ovvio, sull’azienda beneficiaria ma incide in misura ancora maggiore sul lavoratore che viene formato e vede accrescere le proprie competenze professionali ”.
Competenze che potrà spendere in diversi ambiti lavorativi.
L’investimento in formazione del personale già presente in azienda risulta fondamentale poiché, tra quattro, cinque anni, si stima che le imprese italiane non riusciranno a trovare 200mila profili per mancanza di un’adeguata offerta di lavoro.
[Fonte: Linkiesta.it – L’articolo completo QUI]