Nei primi momenti dell’incontro siamo chiamati a lasciarci impressionare dai gesti dell’altro [...] si fa emergere l’essenziale per stabilire un contatto [...] per iniziare a orientarci nel percorso.
L’altro, nei primi momenti, è già tutto là e si manifesta, si rivela.
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L’essenziale è il bisogno d’essere amato, riconosciuto, compreso.
L’essenziale è l’essere, l’esserci.
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All’inizio nulla è stato definito, noi siamo semplicemente in ascolto, in accoglienza e in attenzione di quanto l’altro vuole comunicare, siamo chiamati a dare cornice a quanto emerge, in essa la persona disegna il suo volto. Non importa come la richiesta è formulata, né se il problema è confuso o se la storia ha dei tratti oscuri, quanto l’altro presenta se stesso, nella sua realtà per come sa presentarsi.
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Questo stare in relazione, essere counselor, è fare esperienza di se stessi. Ogni volta siamo chiamati a riordinare nell’altro il nostro esserci.
La relazione è lo specchio dell’anima.
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Niente è conosciuto o scontato, se lo pensassimo saremmo superficiali, tenderemmo a relegare l’altro nelle nostre categorie. L’incontro è sempre nuovo in ogni tempo e in ogni storia, siamo chiamati a mantenere, in ogni istante, libera la nostra pagina perché in essa possa essere tracciato quel tratto unico e irrepetibile che è la vita dell’altro.
Da - "Giornata di studio: il Processo di Counseling" - di Vittorio Soana